I monumenti - ANA Gruppo Alpini di Novara

IL CUORE PER AMARE E LE BRACCIA PER LAVORARE
GLI ALPINI ARRIVANO A PIEDI LA DOVE GIUNGE SOLTANTO LA FEDE ALATA
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I monumenti

 
 
L’aspetto perlopiù ottocentesco dell’attuale paesaggio urbano novarese cela solo apparentemente l’impianto e i monumenti preesistenti: ad ogni angolo del piccolo centro storico è possibile scorgere tracce medioevali, rinascimentali, barocche ed anche romane, se non altro nel tracciato viario che ancora conserva il cardo e il decumano massimi, nell’incrocio tra Corso Mazzini e Corso Italia, e questo spaccato urbano rimane ancora oggi il luogo privilegiato di svago per i Novaresi, il vero cuore della città.
 
L'antico nucleo cittadino di Novara situato su un modesto rilievo collinare (oggi Centro Storico sede dell'omonima circoscrizione), conserva ancora per gran parte, nonostante le pesanti manomissioni in chiave moderna e le molte architetture neoclassiche, l'antico impianto medievale con strade ciottolate e piccole piazze (piazza delle Erbe e piazza della Repubblica).
 
Anticamente la città era dotata anche di una cinta muraria, demolita poi agli inizi del Novecento per permettere lo sviluppo cittadino. Delle antiche mura sono rimasti oggi solo un brevissimo tratto presso lo sbocco di corso Cavour e, al termine di corso Italia la Barriera Albertina, complesso di due edifici neoclassici che costituiva la porta d'ingresso alla città, passaggio obbligato per chi da Torino si dirigeva a Milano.
 
Dopo il loro abbattimento, le mura hanno lasciato posto agli attuali baluardi, grandi viali alberati che circondano il centro storico.
 
 
Duomo
 
Della precedente chiesa romanica possiamo oggi vedere il campanile, escludendo il coronamento manierista, e il chiostro della canonica: tutto il resto appartiene ad una costruzione ottocentesca, progettata in forme neoclassiche da Alessandro Antonelli.
 
All’interno sono senza dubbio degni di nota i cinquecenteschi arazzi fiamminghi con scene della Vita di Salomone posti tra navata centrale e laterali.
 
Potremo ammirare anche uno Sposalizio di S. Caterina di Gaudenzio Ferrari ed un lacerto di mosaico medievale nel pavimento del presbiterio.
 
Alla chiesa è collegato l’Oratorio di S. Siro, adiacente la sagrestia: l’edificio risale al XII secolo ed è decorato da un importante ciclo di affreschi della stessa epoca raffiguranti storie del santo titolare.
 
 
Battistero
 
Questo edificio rappresenta sicuramente la più importante testimonianza novarese relativa ai secoli precedenti l’anno mille, e probabilmente anche una delle più importanti in tutta Italia. Edificato forse nel V secolo con tipica forma ottagonale, è decorato all’interno con un notevolissimo ciclo di affreschi del X secolo rappresentante Scene dell’Apocalisse. Il tiburio e la cupola sono di epoca romanica.
 
Una campagna di restauri avvenuta tra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento ha riportato la struttura alla sua forma originaria, liberandola da tutto il confuso impianto decorativo che le si era sovrapposto nei secoli.
 
 
Broletto
 
Un interessantissimo complesso architettonico posto di fronte al Duomo, è costituito da quattro edifici storici sorti in epoche diverse con materiali ed elementi decorativi non coerenti tra loro e disposti a quadrilatero attorno al cortile centrale.
 
Il palazzo del Podestà, costruito tra Trecento e Quattrocento, il Palazzo del Comune, duecentesco, con un portico al piano terra sovrastato da un ampio salone per le assemblee pubbliche, o Arengo, decorato sulla facciata da un fregio pittorico con scene cavalleresche, e il Palazzo dei Paratici, al quale nel corso del Settecento fu addossata una loggetta dalle linee semplici ed essenziali.
 
Sorto su un'area pubblica, prima delimitata da siepi poi da edifici, il Broletto, cuore pulsante della città, fu anche sede delle carceri poi delle corporazioni artigiane e ospita oggi i Musei Civici, con collezioni d'arte e reperti archeologici che riconducono agli albori della storia novarese.
 
 
Basilica di S. Gaudenzio
 
La Basilica di San Gaudenzio fu edificata nel punto più elevato di Novara tra il 1577 ed il 1690  in seguito alla distruzione, ordinata da Carlo V, della vecchia Basilica esterna alla cinta muraria, esistente fin dall'841, situata all'inizio dell'attuale viale XX Settembre.
 
La progettazione fu affidata a Pellegrino Tibaldi, cui sono da ricondurre l'accentuato verticalismo dell'edificio e il senso di vigoroso plasticismo promananti dalla facciata e dai fianchi, mossi entrambi da nicchie, finestroni e colonne poderosamente aggettanti.
 
Da notare l'ingresso della Basilica, di monumentali proporzioni, e la porta in noce lavorato, con rosoni e teste di ferro fuso, opera di Alessandro Antonelli (progettista anche della Mole Antonelliana di Torino) autore dell'imponente cupola alta 122 metri.
 
Il campanile, alto oltre 90 metri, è invece opera di Benedetto Alfieri e fu costruito tra il 1753 e il 1786.
 
L'interno, a croce latina, consta di una navata unica, affiancata da cappelle laterali collegate tra loro, di un ampio transetto e di un profondo presbiterio.
 
All'inizio della navata centrale domina, sospeso, un enorme lampadario con fiori in ferro battuto a ricordo dell'incontro tra Gaudenzio, vescovo di Novara e Ambrogio, vescovo di Milano, nonché della secolare offerta di cera da parte di 59 comuni del circondario e di 12 case patrizie della Basilica Civica.
 
Nella cappella della Buona Morte (prima del lato destro), Deposizione del Moncalvo, nella volta affreschi del Morazzone, alla parete destra la tela Giudizio finale, sempre del Morazzone.
 
Nella cappella della Circoncisione (seconda del lato destro), sull'altare Circoncisione Giovan Battista della Rovere detto il Fiammenghino.
 
Nella cappella del Crocifisso (terza del lato destro), Crocifisso di Gaudenzio Ferrari. In alto, sull'altare, Angeli di Grazioso Rusca. Alla parete sinistra Madonna, affresco del XV secolo proveniente dall'oratorio di San Luca.
 
A sinistra dell'altare del transetto destro una scaletta da accesso alla Cappella dello Scurolo (1674-1711), ottagonale, con belle porte in acciaio e bronzo e ricco rivestimento di marmi preziosi con decorazioni in bronzo; in quattro nicchie, belle statue dei Santi Adalgiso, Agabio, Lorenzo e Giulio; nella volta, Trionfo di San Gaudenzio, affresco di Stefano Legnani.
 
Sopra l'altare, riccamente decorato con rilievi bronzei in campo di lapislazzuli, la grande urna ottagonale in argento e cristallo contenente il corpo di San Gaudenzio, opera di Francesco Castelli.
 
Nel presbiterio, di rilievo l'altare maggiore barocco, notevole per la ricchezza dei marmi e delle decorazioni in bronzo disegnate da Carlo Beretta e fuse da Carlo e Francesco Pozzi, da Giovanni Battista Agazzini e da Carlo Esartier.
 
Alla parete sinistra del presbiterio, cattedra marmorea sulla quale siedono i vescovi nel giorno del loro ingresso.
 
Nel transetto sinistro, Sant'Adalgiso dona ai canonici di San Gaudenzio i beni di Cesto, grande tela di Pelagio Pelagi (1833).
 
Nella cappella della Madonna di Loreto (terza del lato sinistro), intorno all'altare, affreschi di Stefano Legnani, e, alla parete destra, Presepio, affresco di Bernardino Lanino proveniente dal monastero di Sant'Agata.
 
Nella cappella dell'Angelo Custode (prima del lato sinistro), affreschi di Tanzio da Varallo (1629); notevole la tela alla parete sinistra raffigurante la battaglia di Sennacherib (1627-1629).
 
Nella sacrestia, accesso dalla parete sinistra del transetto destro, San Gerolamo attribuito allo Spagnoletto.
 
Nella cappella del Santissimo Sacramento, accesso dalla parete destra del transetto sinistro, 8 tavole con scene della vita di San Gaudenzio, di Giovan Mauro Della Rovere.
 
L’elemento architettonico più significativo della basilica è la sua maestosa cupola, alta 122  metri e progettata dall’architetto-ingegnere Alessandro Antonelli, assurta a simbolo della città e segno distintivo del suo skyline.
 
Nella prima metà del 1800, col denaro ricavato dalla tassa sulla carne (ogni volta che un abitante della città acquistava un chilo di carne doveva pagare una tassa aggiuntiva), il Comune di Novara accumulò una somma che decise di investire nella costruzione di una cupola sulla preesistente basilica di San Gaudenzio ed affidò l’incaricò all’architetto novarese.
 
Il primo progetto della cupola venne presentato alla municipalità nel 1841. Tre anni dopo iniziarono i lavori ma nel 1855 l’Antonelli, in seguito a ritardi causati dalle guerre d'indipendenza, presentò un secondo progetto che innalzava l’altezza della cupola di un ordine mediante l’inserimento di una corona di pilastri, recuperando così la fruibilità visiva del monumento. Nel 1860 presentò un ulteriore progetto, che elevava ancora l’edificio, ad un’amministrazione sempre più preoccupata per le crescenti spese e diffidente nei confronti dell’architetto. Ma la costanza dell’Antonelli ebbe la meglio e due anni dopo la costruzione giunse al termine della cupola. Mancava solo la guglia che fu costruita tra il 1876 e il 1878. Alla sommità, il 16 maggio dello stesso anno, fu posta una statua del Salvatore (e non di San Gaudenzio come si potrebbe ritenere) realizzata in bronzo ricoperto di lamine d’oro e alta quasi 5 metri, opera di Pietro Zucchi.
 
Attualmente la statua che si trova in cima alla cupola è una moderna copia in vetroresina, mentre quella originale, danneggiata dal tempo, si trova all’interno della basilica, nei pressi dell’altare.
 
Per la costruzione della cupola l’Antonelli decise di utilizzare solo materiali della zona, per legarla più intimamente al suo luogo di appartenenza; la struttura dell’edificio è interamente in mattoni e calce, senza impiego di ferro, il che la rende forse la struttura più alta del mondo realizzata unicamente con tali materiali (il dato non è certo. N.d.A.).
 
Il peso complessivo della cupola supera le 5.500 tonnellate e alla sua ultimazione, la chiesa, che 200 anni prima non era stata progettata per reggere un simile peso, cominciò a dare segni di un cedimento strutturale (già ravvisabile durante le prime fasi della costruzione).
 
A partire dal 1881 l’Antonelli si dedicò al consolidamento dei quattro piloni della basilica portanti la cupola e all’ampliamento delle fondazioni. Il progetto dell’architetto si rivelò valido e la sua opera, dopo 120 anni, è ancora saldamente al suo posto.
 
I lavori ebbero termine agli inizi del 1887, giusto per l’occasione della festa del santo patrono (22 gennaio).
 
Il timore del crollo è però uno spauracchio familiare ai novaresi e nel corso degli anni si sono succeduti più volte dei falsi allarmi.
 
Ma la genialità di Alessandro Antonelli fu proprio quella di aver progettato il suo edificio scomponendolo in una serie di tanti cerchi concentrici che si innalzano verso il cielo, sempre più piccoli, scaricando man mano il peso sulla struttura portante.
 
In caso di cedimento strutturale la cupola collasserebbe se se stessa e non sugli edifici circostanti.
 
Una serie di sofisticati sistemi d’allarme, in anni recenti, sono stati installati all’interno della costruzione per monitorare eventuali pericoli di cedimenti, crepe od oscillazioni, similmente a quanto accade per la famosa Torre di Pisa.
 
Benché meno celebrata della più famosa Mole Antonelliana di Torino, la Cupola di San Gaudenzio rappresenta forse un esempio architettonico più ardito, in quanto costruita ed innestata magistralmente su un edificio preesistente ed è quindi assolutamente ingiusto considerarla una copia minore del monumento torinese.
 
 
Il Castello
 
Edificato verso la seconda metà del Trecento, il dominio di Galeazzo Visconti, si affaccia su Piazza dei Martiri e sull’ottocentesco palazzo del Mercato; all’interno del quale troviamo la sala contrattazioni della Borsa.
 
Intorno al castello si distende il grande parco dell'Allea, vero e proprio polmone verde della città, oggi attrezzato secondo criteri attuali, ma che nel disegno e nella struttura, anche delle piantumazioni, riporta alla tradizione dei grandi giardini del passato.
 
La leggenda più celebre riguardante il Castello è quella dell'esistenza di un cavallo d'oro massiccio.
 
Si dice che il cavallo disegnato da Leonardo da Vinci sia stato fabbricato in miniatura fondendo oro per ordine di Ludovico il Moro, che fu catturato proprio nell'edificio. La statua sarebbe stata nascosta nei sotterranei per essere poi trasportata, ma nessuno ne seppe più nulla.
 
La riscoperta e l’utilizzo del Castello degli ultimi anni ha restituito a Novara un suo monumento insigne, che è diventato luogo di visita e passaggio per tutta la cittadinanza.
 
La sua corte centrale ospita manifestazioni artistiche e culturali.
 
Palazzo Medici, fu costruito intorno alla metà del secolo XVI dall'architetto Vincenzo Seregni e manifesta nella sua architettura i nuovi orientamenti umanistici.
 
Presenta sulla facciata una decorazione a bugnato e nei timpani delle finestre cinque busti vestiti all'antica, modellati in stucco.
 
All’interno si trova il cortile quadrato su cui si affacciano le quattro pareti del palazzo, completate con bugnato al piano inferiore e con stucchi e lesene nei due piani superiori.
 
Le finestre si affacciano sul cortile per avere da esso luce e aria. Sul lato sinistro del palazzo è collocata una piccola loggia, con colonne rastremate di tipo classico, che immetteva nel giardino. Particolarmente elaborati sono anche gli stucchi delle volte del portone.
 
L’importanza di Palazzo Medici consiste, perciò, nelle novità strutturali e architettoniche che ne fanno un singolare edificio all'interno dell'urbanistica novarese.
 
Palazzo Bellini anticamente apparteneva alla famiglia Tornielli, poi passò ai Bagliotti che lo fecero restaurare nel 1680 e successivamente divenne proprietà della famiglia Bellini.
 
Dotato all'interno di un nobile quadriportico e di ricca decorazione con stucchi e pitture, nel 1900 venne acquistato dalla Banca Popolare, fondata a Novara nel 1871.
 
Dopo il completamento della facciata ad opera dell'architetto Luigi Broggi di Milano, a partire dal 1905 divenne la sede centrale della stessa banca.
 
Gli antichi e sontuosi ambienti, decorati dal pittore settecentesco Antonio Pianca, furono destinati a funzioni di rappresentanza.
 
E' un palazzo storico: nel 1800 ospitò Napoleone Bonaparte; la notte del 23 marzo 1849, dopo la battaglia di Novara, Carlo Alberto firmò la sua abdicazione al trono prima dell'esilio e nel 1859 l'imperatore Napoleone III vi soggiornò con il suo stato maggiore in attesa della battaglia di Magenta.
 
 
Teatro Coccia
 
Il Teatro fu eretto nella seconda metà del XVIII e venne inaugurato il 22 dicembre 1888.
 
L’esterno è dipinto in grigio, a "effetto granito" e su tre lati si apre un portico sorretto da colonne in granito rosso.
 
L’atrio presenta un pavimento a mosaico, quattro colonne in ghisa reggenti la struttura portante e quattro nicchie in cui sono posti i busti di Bellini, Rossini, Donizetti e Verdi.
 
All’ingresso della platea vi sono i busti di Saverio Mercadante e Carlo Coccia. La sala è a forma di ferro di cavallo e contiene quattro ordini.
 
I palchi sono sporgenti, sorretti da colonnine in ghisa: decorati in stile rinascimentale, disponevano di retropalchi e di camerini privati.
 
Il palcoscenico è molto grande, con sfondati laterali e una parte centrale mobile per consentire il passaggio delle scene e dei cavalli usati negli spettacoli equestri.
 
Il Teatro Coccia è il simbolo di un passato molto più antico, è la più significativa dell'evoluzione di una città che ha saputo conservare i suoi ricordi. Fra i personaggi illustri che hanno calcato le scene del Coccia, ricordiamo il grande direttore d'orchestra Arturo Toscanini e il compianto Guido Cantelli.
 
 
Palazzo del Mercato
 
Il Palazzo del Mercato, che ha pianta pressoché quadrata ed è porticato su tutti i lati, è compreso tra corso Italia e piazza Martiri della Libertà, un tempo rispettivamente corso di Porta Torino e piazza Castello.
 
Fu costruito fra 1817 e 1842 su progetto di Luigi Orelli, per ospitare la contrattazione delle granaglie.
 
 
La Chiesa D’Ognissanti
 
Venne forse edificata nella prima metà del XII secolo.
 
La pianta è a tre navate, formate ciascuna da quattro campate, e presenta un transetto che non sporge, la cupola e l’abside semicircolare.
 
I restauri, compiuti negli anni cinquanta hanno messo in luce le forme romaniche della chiesa, eliminando ogni traccia dei precedenti adattamenti barocchi.
 
All’interno la decorazione è costituita da affreschi di cui oggi restano solo pochi frammenti, tra i quali è significativo ricordare quello raffigurante la Madonna del Latte, risalente al XV secolo.
 
Esternamente la chiesa è ornata da archetti pensili che scorrono sotto la gronda del tetto, poggianti su piccole mensole in cotto di diversa sagomatura.
 
La muratura è formata da mattoni disposti in modo regolare. L’elemento architettonico di maggior rilievo è rappresentato dalla cupola, collocata su un alto tiburio ottagonale che riceve luce da monofore, a volte appaiate.
 
 
La Chiesa del Rosario
 
Venne costruita a partire dal 1599 e fu consacrata nel 1618.
 
La chiesa ha un’unica navata e presenta nel presbiterio un ciclo di particolare rilievo con Storie di San Pietro Martire, dipinto da Giovanni Mauro della Rovere detto il Fiammenghino nel 1637 come ex voto della comunità civica novarese dopo la peste del 1637.
 
Nella chiesa si conserva anche un gruppo marmoreo quattrocentesco della Vergine col Bambino, appartenente alla romanica Santa Maria di Ingalardo, preesistente alla costruzione barocca.
 
 
La Chiesa di San Marco
 
Fu edificata nel 1607, possiede un unica navata con sei cappelle laterali e un transetto molto breve.
 
La chiesa è conclusa da una cupola a base rettangolare impostata sopra il transetto e da una tazza posta a copertura del coro.
 
Di particolare rilievo per la raffinatezza dell'intaglio e la complessità compositiva sono anche i confessionali e il pulpito lignei, collocati nella navata.
 
L’edificio seicentesco conserva al suo interno pregevoli opere d’arte piemontese: oltre agli affreschi della volta, eseguiti dal Moncalvo, potremo ammirare un tela con la Presentazione della croce del Procaccini e un Martirio di s. Marco eseguito all’inizio del seicento da Daniele Crespi.
 
 
La chiesa di Sant'Eufemia
 
Venne ricostruita a partire dal 1666, su commissione della Confraternita omonima, e completata nel 1698. La chiesa possiede un'elegante facciata concava, costruita tra il 1694 e il 1698. Partita in fasce orizzontali da cornici aggettanti, ha al centro un protiro sostenuto da snelle colonne e sormontato da una grandiosa finestra, sopra la quale si erge un timpano ad arco ribassato.
 
 
S. Nazzaro della Costa
 
Ad un paio di chilometri dal centro cittadino, abbarbicata sul Colle della Vittoria, troviamo questa chiesa quattrocentesca che conserva al suo interno un pregevolissimo ciclo di affreschi eseguiti tra Quattrocento e Cinquecento. Preesisteva all’edificio attuale una chiesa romanica.
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